Nata da un percorso di sperimentazione portato avanti negli anni da Alessandro Stabile attorno al tema dello sviluppo di forme tridimensionali a partire da superfici piane, la poltroncina Taco di laCividina è un vero e proprio inno alla sostenibilità a 360°: dalle materie che la compongono fino ai procedimenti produttivi necessari alla sua realizzazione, senza dimenticare ovviamente l’eventuale sua futura dismissione.
In un’epoca in cui la sostenibilità è sulla bocca di tutti, raramente ci si pone il problema di quanto le tradizionali poltroncine imbottite vi siano perlopiù all’antitesi, per una serie di ragioni endemiche alla loro produzione: un’anima, spesso costituita da un tondino di metallo, attorno a cui viene spruzzata la schiuma di poliuretano, tra i materiali più comuni per le imbottiture, che viene a sua volta rivestita di tessuto applicato a colla. Tre materiali distinti ma mai separabili, con conseguente impossibilità di riparazione in caso di danneggiamento o di riciclo corretto in fase di dismissione.
“La mia volontà – spiega il designer Alessandro Stabile – è stata prima di tutto quella di arrivare a una poltroncina di ottimo livello, che fosse innanzitutto confortevole, e quindi funzionale, e che partisse da una tecnologia completamente diversa da quella impiegata per la produzione dei più classici imbottiti”.
Un concept semplice, che parte da una superficie piana per poi svilupparsi in una scocca tridimensionale tramite semplici tagli e cuciture, frutto di quel gesto altrettanto semplice del pinzare tra le dita i lembi di un foglio di carta, come quello usato dal designer nei suoi modellini di studio. Con il passaggio di scala, pensando a sviluppi piani di tessuto che tagliati e cuciti in un certo modo assumessero la forma di una poltroncina, il feltro è stato quasi una naturale conseguenza.
Dopo modellini fatti di carta/tessuto su telai stampati in 3D e prototipi in scala 1:1 per indagare a fondo forme e proporzioni, il contatto con laCividina. “Una scelta in un certo senso naturale”, spiega Fulvio Bulfoni, Presidente del marchio, “per via della nostra grande capacità manifatturiera in termini di tessuti, cuciture e imbottiti, ma soprattutto per quel dialogo estetico e formale tra telaio metallico e imbottitura che è diventato un vero e proprio punto di forza dei nostri prodotti”.
Un know-how che ha fatto sì che si riuscisse a trasporre le idee in un prodotto finale in tutto e per tutto fedele al concept originale: fogli piani di feltro, opportunamente sagomati e cuciti lungo i bordi, così da poterne inserire i lembi nel taglio che scorre lungo il montante posteriore del telaio in tubolare metallico, che svolge così un ruolo attivo nella composizione, chiudendo e consolidando la forma della seduta.
Pur non essendo propriamente una poltroncina imbottita, Taco non ha nulla da invidiare alla comodità dei più classici imbottiti, proprio grazie alla qualità del materiale stesso che la compone: due strati di feltro da 8 mm che fungono al contempo da rivestimento e da supporto morbido, racchiudendo al loro interno una lamina in materiale tecnico che ne mantiene la forma nel tempo.
Pochi semplici elementi che fanno sì che i passaggi produttivi siano ridotti al minimo, con un conseguente minore dispendio energetico e materico, per una seduta dal peso contenuto e quindi trasportabile a minore impatto di CO2. Inoltre, l’assenza completa di colle rende Taco completamente smembrabile in tutte le sue componenti, che possono così essere conferite alla più corretta filiera di riciclo.
Una scelta estetica, per un futuro più sostenibile.