“Perché non utilizzare gli ‘ausiliari della contraffazione’ – ha chiesto, provocatoriamente, Carlo Guglielmi, presidente di Indicam, all’assemblea annuale dell’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione, alla presenza dell’Alto Commissario per la lotta alla contraffazione, on. Giovanni Kessler – per multare gli acquisti di prodotti falsi?”.
Il paragone è con gli ‘ausiliari del traffico’, che attraverso i divieti di sosta, generano risorse per i comuni: analogamente con quanto recuperato dagli ‘ausiliari della contraffazione’ si potrebbe finanziare l’attività di lotta ai falsi e il potenziamento delle strutture dedicate.
“Parcheggiare irregolarmente è contravvenire ad una regola – ha spiegato Guglielmi -. Lo è anche, come minimo, comperare un prodotto contraffatto, che ha tra l’altro conseguenze sociali ed economiche ben più ramificate e serie. Non voglio moraleggiare su questo aspetto e non voglio criminalizzare gli acquirenti, ma un disincentivo ad un comportamento scorretto, dell’ordine di grandezza monetario di una contravvenzione per divieto di sosta, è necessario come strumento per far rispettare la norma e per reperire risorse per colpire in modo sempre più efficace la contraffazione”.
Del resto il fenomeno della contraffazione ha una dimensione e una rilevanza tale da non lasciare dubbi sulla necessità di operare a tutto campo per ristabilire il rispetto delle regole. Pur nella cautela che richiedono numeri che definiscono un fenomeno illegale totalmente sommerso, Indicam ha reso noti i dati di una recente ricerca dell’Ocse del giugno 2007, nella quale si calcola in 200 mld di dollari i soli prodotti contraffatti che hanno attraversato qualche frontiera doganale tra la produzione e il consumo, ovvero quelli che, prodotti in un Paese, sono poi stati acquistati in un altro Paese. Il fenomeno delle merci contraffatte potrebbe valere tra il 7% e il 9% del commercio mondiale.
“Proposte come quella di usare gli ausiliari della contraffazione nei centri storici come nelle spiagge – ha precisato il presidente Indicam – hanno anche lo scopo di spezzare quel circolo vizioso che unisce la familiarità al fenomeno con l’accettabilità del reato. Un modello distorto che il nostro Paese conosce fin troppo bene e nel quale l’accettazione di un reato mina in modo irrimediabile la cultura della legalità. Piccole sanzioni ma date a tutti e dovunque sono anche una forma di biasimo sociale a comportamenti che, anziché essere considerati ‘furbi’, dovrebbero venire collettivamente classificati come ‘fessi’ e riprovevoli. E questo sarebbe già un primo importante risultato”.
Non solo normare quindi, ma far rispettare la legge, educare alla legalità, sanzionando con buon senso e accertandosi che la Pubblica Amministrazione adotti strumenti operativi adeguati. Una battaglia, questa, che dovrebbe interessare a maggior ragione un Paese come l’Italia, così fortemente impegnato nella produzione immateriale.
“Se è vero, com’è vero, che la proprietà intellettuale è la nuova ricchezza delle nazioni, tutelarla significa incrementare il valore del sistema che la produce, mentre trascurarla ha l’effetto contrario. C’è una evidente sproporzione tra le risorse che le aziende investono nella creazione di quegli elementi intangibili che valorizzano il Made in Italy e lo sforzo della comunità economica e delle istituzioni politiche per combattere chi quegli investimenti rende inutili. Per questa ragione credo che il primo falso da combattere sia quello culturale che sta nella testa di chi ritiene accettabile la contraffazione e un peccato veniale acquistare, o produrre, un prodotto contraffatto”.
Info Indicam – Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione |
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