Le potenzialità del mercato mediorientale

Le economie mediorientali hanno registrato negli ultimi anni un deciso trend di crescita e, secondo le recenti stime del Fondo Monetario Internazionale, il prodotto interno lordo continuerà ad incrementare anche nel corso del 2007.

Più nel dettaglio i Paesi che hanno quale principale punto di riferimento l’industria energetica (Arabia Saudita, Egitto, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti) hanno beneficiato dei maggiori introiti provenienti dal notevole rincaro registrato dal prezzo del petrolio, che nel corso del 2006 ha superato quota 60 dollari al barile.

Mentre Israele, che registra comunque una buona performance, ha dovuto rivedere le proprie stime di crescita del Pil dopo gli eventi bellici verificatisi nell’agosto 2006, avvenimenti che hanno invece pesantemente condizionato l’economia del Libano facendo chiudere l’anno con una performance negativa del -3,2%.


Medio Oriente. Tasso di variazione annua del Pil, 2005-2007.

(*) Preconsuntivi
(**) Previsioni
(Fonti: elaborazioni CsilMilano su dati Fondo Monetario Internazionale, aprile 2007)


Seppure l’economia degli Emirati Arabi continui ad essere fortemente dipendente dal petrolio e dal gas naturale, varie sono le iniziative volte alla diversificazione ed allo sviluppo degli altri settori produttivi. Dubai è senza dubbio l’emirato che ha intrapreso in maniera più decisa questo tipo di politica soprattutto favorendo l’afflusso di capitali esteri. L’introduzione delle cosiddette “zone franche tematiche”, fra le quali Internet City, Dubai Media City, Dubai Healthcare City, Knowledge Village, Dubai International Financial Centre, ha avuto proprio questo scopo; al contrario di ciò che avviene nel resto del Paese in cui gli investitori stranieri possono detenere solo quote minoritarie di capitale, all’interno delle zone franche la proprietà ed il controllo del capitale investito è un diritto garantito al 100% anche alle società estere.

Ciò ha innescato un meccanismo virtuoso di afflusso di capitali dall’estero e la conseguente espansione del settore immobiliare del turismo e l’avvio di processi di investimento in opere infrastrutturali: il nuovo aeroporto internazionale (Jebel Ali Aviation City), la metropolitana leggera a Dubai e l’ormai famosa Palm Island sono solo alcuni esempi di ciò che si prospetta nell’immediato futuro del Paese e più in generale dell’intera area.

La presenza delle imprese del settore
Fra le imprese del settore ufficio operanti in Medio Oriente vi sono i principali leader di proprietà statunitense, che servono questo mercato attraverso i loro stabilimenti produttivi in Europa e numerose aziende italiane che realizzano importanti quote di fatturato nell’area considerata.

Steelcase, già presente da alcuni anni in Medio Oriente con tre filiali, ha siglato una joint venture nel corso del 2006 entrando in partecipazione al 49% con il produttore Jeraisy per lo sviluppo del mercato dell’Arabia Saudita. Haworth realizza nell’area una significativa quota di export e gestisce il mercato attraverso due filiali commerciali, una nel Qatar e l’altra negli Emirati Arabi, con rivenditori in Bahrain, Kuwait e Libano. Herman Miller ha una propria sede a Dubai (Herman Miller Middle East) da dove gestisce vari rivenditori in tutta l’area.

La capacità di esportare mobili per ufficio, arredi commerciali e servizi di progettazione e pianificazione degli spazi ha interessato un grande numero di aziende italiane; quelle che dedicano importanti quote di fatturato a tali mercati sono: Mascagni, Sinetica Industries, Alea Office, Las Mobili, Styloffice, Upper e Lamm.

Numerose altre aziende europee del settore sono attive in Medio Oriente, fra le più importanti ricordiamo la svedese Kinnarps, le tedesche Rohde Group e Kush+Co, le spagnole Actiu e Ofita.
(a cura di Mauro Spinelli, CsilMilano)


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