La digitalizzazione e il lavoro liquido

La capacità di mutare valorizzando le opportunità portate dai cambiamenti nel mondo del lavoro.

Fu il sociologo polacco Zygmunt Bauman a coniare il concetto di “Società Liquida”.
Il concetto di “liquidità” fa riferimento alla caratteristica specifica dei liquidi che non hanno forma propria, piuttosto si adattano all’ambiente circostante, modificandosi continuamente e muovendosi con estrema facilità e fluidità.

Allo stesso modo, in uno scenario in costante mutamento caratterizzato da instabilità, è necessario che la persona acquisisca la capacità di cambiare e di mutare, valorizzando le opportunità che i cambiamenti portano e imparando flessibilmente a gestire i rischi e le sfide delle trasformazioni, anche nel lavoro.

Ad organizzazioni liquide corrispondono dunque modi di lavorare sempre più veloci, dislocati e flessibili: d’altro canto se un lavoratore si trova ad operare all’interno di uno scenario in cui si è potenzialmente sempre connessi è impossibile evitare una ridefinizione del rapporto con lo spazio ed il tempo di lavoro.

In tale contesto la comunicazione e la collaborazione assumono un ruolo primario per il buon funzionamento di qualsiasi business aziendale: ciò passa necessariamente per una riorganizzazione dei processi aziendali e degli ambienti di lavoro.

Dal punto di vista di un impiegato la transizione verso il lavoro liquido rappresenta inoltre un requisito fondamentale per un corretto rapporto tra vita lavorativa e privata; dal punto di vista dell’azienda, invece, questa transizione si traduce nella necessità di realizzare spazi di lavoro più funzionali e flessibili ma anche in un utilizzo più bilanciato del personale.

Tale aspetto deriva dal fatto che, oramai, ogni tipo di business è investito dall’avvento della digitalizzazione:

un mutamento che si riscontra sia nelle aree aziendali rivolte all’esterno, come comunicazione e marketing,  sia in reparti “interni” come contabilità e controllo di gestione. In tutte le aree delle moderne aziende sono utilizzati sistemi IT per l’analisi di dati, monitoraggio del processo, miglioramento e velocizzazione della comunicazione.

Per svolgere le proprie mansioni, in sostanza, non è più necessaria una postazione fissa ma è possibile lavorare in remoto o in mobilità: operatività che deve essere favorita dalla predisposizione di ambienti consoni e funzionali, con facilities create ad hoc per il nuovo lavoratore nomade.

All’interno di una società liquida serve quindi un ufficio liquido, versatile, flessibile – modificabile in base a spazio, utilizzo e professionalità coinvolte: in poche parole smart.

La digitalizzazione

Se la digitalizzazione è penetrata tanto a fondo in tutte le aree aziendali va da sé che sia sempre più fondamentale una collaborazione tra HR ed IT: cooperazione che non riguarda solo gli aspetti burocratici e tecnici  ma che, piuttosto, deve avere la finalità di mettere a disposizione della forza lavoro gli strumenti più adeguati per lavorare in maniera smart, con dinamiche assai diverse da quelle canonizzate dalla vecchia organizzazione statica e gerarchica.

L’attività del lavoratore moderno è sempre più focalizzata al risultato, di conseguenza gli ambienti devono rispondere all’esigenza di svolgere in autonomia attività individuali o di collaborazione.

Il responsabile delle risorse umane in questa dinamica gioca un ruolo fondamentale: deve saper comprendere ed interpretare le necessità dei lavoratori, trasferendo queste informazioni al facility manager che, in tal modo, potrà orientare la scelta d’acquisto sui prodotti d’arredo per l’ufficio più adeguati.

L’articolo è stato redatto da Estel, azienda specializzata nel arredo ufficio. Nelle collezioni Estel la flessibilità dell’uso degli spazi si riflette nella flessibilità degli arredi, concepiti per supportare attività diversificate: dalle scrivanie regolabili in altezza alle aree coffice, passando per i meeting table prenotabili tramite app fino alle poltroncine elettrificate con supporto di ricarica per smartphone e tablet.

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