Nella storia dell’uomo la natura ha sempre costituito un’inesauribile fonte di ispirazione per il progetto di artefatti. E oggi più che mai le straordinarie conoscenze conquistate nell’ambito delle scienze biologiche offrono nuove e incredibili opportunità di esplorare e comprendere a fondo le logiche e i principi su cui si basa il design della natura, grazie anche agli avanzati strumenti tecnologici a disposizione della scienza, che riesce a conoscere ogni giorno più profondamente la complessità su cui si fonda il successo evolutivo di ogni specie vivente.
Una complessità che caratterizza anche lo scenario contemporaneo dei prodotti industriali che per rispondere ad esigenze sempre più composite e mutevoli, diventano dinamici, adattabili, sensibili, multifunzionali e che, per sopravvivere in modo sostenibile nell’era tecno-biologica, in virtù dell’uso delle tecnologie e dei materiali più evoluti che richiedono, diventano ibridi.
La comprensione dei linguaggi attraverso i quali avvengono gli scambi di informazioni, dei processi e delle logiche che consentono alla natura di realizzare e mantenere in vita i suoi sistemi, offre pertanto al design nuovi ed efficaci strumenti progettuali. Ed è in questo contesto che nasce l’hybrid design, un nuovo approccio progettuale che, attraverso una metodologia multidisciplinare, si propone di trasferire al design di prodotti e servizi ispirati alla natura, i codici, le strategie e i principi di questa, cercando di riproporne anche l’intima intelligenza.
Carla Langella, architetto e ricercatore presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, argomenta la biologia come riferimento progettuale nel saggio ‘Hybrid design’, collana ‘Culture del design’ di FrancoAngeli Editore (Isbn 978-88-464-8346-1) con prefazione di Patrizia Ranzo e postfazione di Isao Hosoe.
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