Un’onda luminosa per piazza Gae Aulenti a Milano

Musica e movimento. Il nuovo progetto di illuminazione pubblica per la piazza milanese.

Quasi 3.000 corpi illuminanti per 30 differenti tipologie, 8.100 ore di calcolo, 786 metri di luce lineare, oltre 30.000 metri di cavo e un’attenzione al risparmio energetico che ha dell’incredibile.

Numeri importanti, soprattutto se si pensa che si riferiscono all’illuminazione esterna del Pavilion UniCredit firmato da Michele De Lucchi: la quantità di corrente assorbita equivale a quella consumata da un phon, un ferro da stiro e una lavatrice, ma l’effetto ottenuto è capace di creare uno straordinario polo di attrazione visiva nel già suggestivo panorama della grande piazza milanese in notturna.

Il progetto di lighting design per il Pavilion e per l’area circostante, firmato da Alexander Bellman e il suo team Gruppo C14, prende spunto dalla visualizzazione astratta del propagarsi di un’onda: un sasso cade nello stagno e ne deforma la superficie. Il ritmo di questa deformazione è musica e, insieme, movimento.

Allo stesso modo, la luce prende le mosse dall’architettura per poi allargarsi, scandita dai fasci puntuali dei lampioni, disegnati ad hoc come steli altissimi e puri.

Il lavoro sulle ombre, oltre a quello sulla luce, è stato qui fondamentale, come sottolinea lo stesso Bellman: “Di notte, la forza espressiva di un’architettura aumenta, si assottiglia e si disegna in maniera surreale e astratta. Non esistono a Milano luoghi notturni simili, nei quali i contrasti tra luce e ombra nascono da una volontà tanto determinata e precisa.”

Si tratta di un progetto frutto di una lunga elaborazione, vincolata da diverse esigenze di carattere tecnico e dall’utilizzo eterogeneo dell’area, ma che ha raggiunto il risultato desiderato dopo due anni di lavoro faticoso e entusiasmante.

La visione della luce di Alexander Bellman e C14 ha, infatti, saputo dare uniformità a uno spazio pubblico complesso, punteggiato di voci diverse ma dotato di una propria identità, percorrendolo con delicata eleganza a cui si accompagna una forte impronta connotativa.

Il Pavilion di De Lucchi, l’oggetto architettonico dalla mutevole superficie, trasparente e opaca allo stesso tempo, è punto di riferimento emozionale e visivo di un’area studiata in ogni dettaglio.

“Preferisco sempre e comunque parlare di emozioni”, commenta Bellman, “e lasciare che sia l’illuminazione stessa a raccontare una storia all’osservatore, sia che egli percepisca un’immagine veloce e fuggevole dall’esterno passando in macchina o che abbia il tempo di vivere con più attenzione l’edificio, partecipando a un convegno o visitando una mostra d’arte, o che casualmente si soffermi per qualche secondo in piazza a guardare la città di notte, ma anche le stelle.”

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