La luce interpreta il nuovo allestimento del Museo Diocesano d’Arte Sacra

Un progetto illuminotecnico firmato da Massimo Iarussi e  Helvar

Il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Volterra voluto da Corrado Ricci e aperto nel 1932, dopo essere stato danneggiato dalla guerra nel 1944 e rinnovato negli anni ’80, è stato riaperto al pubblico nel 1992 e nel 2017 trasferito nella Chiesa di Sant’Agostino, a seguito del lascito testamentario della signora Franca Paoletti Adamo.

La Chiesa è stata adeguata alla nuova funzione museale pur rimanendo luogo di culto e ha conservato i dipinti, i reliquiari, gli arredi e le varie suppellettili sacre nel luogo per il quale furono concepite e prodotte, insieme ad un cospicuo corpus di manufatti artistici provenienti dalla Diocesi di Volterra.

Una peculiarità che rende il Museo un unicum nel panorama italiano e che anche nel percorso espositivo ha voluto mantenere e valorizzare l’impianto architettonico della chiesa e il suo corredo di opere: una pedana centrale come un grande tappeto rosso conduce verso l’altare, mentre i dipinti maggiori sono esposti su pannelli collocati a parete tra gli altari laterali.

Le nuove esigenze museali della Chiesa di Sant’Agostino hanno richiesto anche di ripensare completamente l’illuminazione con l’obiettivo di conciliare la conservazione delle opere, la loro fruizione e allo stesso tempo la rilevanza architettonica degli ambienti. Il nuovo impianto illuminotecnico è stato progettato dall’architetto Massimo Iarussi che ha voluto implementare un sistema di controllo e gestione della luce firmato Helvar e progettato da Elettroservice S.r.l., partner esclusivo di Helvar per l’Italia.

Il progetto illuminotecnico

L’intero progetto è stato ideato con la finalità di accompagnare, senza stravolgerlo, l’allestimento, evidenziando gli aspetti principali e dando rilievo ad alcuni elementi, come ad esempio la parte centrale della pedana e l’altare maggiore, creando una sorta di cono ottico che devia lo sguardo verso quello che è e rimane il cuore dello spazio, ossia l’altare, conciliando esigenze museali e liturgiche.

Proprio per questo si è optato per una illuminazione che conservasse il carattere mistico e suggestivo del luogo, scegliendo una luce d’ambiente moderata e non chiassosa o invasiva, che possa guidare il visitatore nel percorso, raccontando gli spazi e le opere, esaltandoli senza essere percepita direttamente.

Elemento caratterizzante del progetto è lo stelo a sospensione realizzato su disegno e costituito da diversi corpi illuminanti regolabili nell’orientamento e nell’intensità luminosa ed equipaggiati con ottiche di diverso tipo. Questi formano una teoria sotto le arcate che separano la navata centrale da quelle laterali, richiamando da un lato gli elementi presenti nelle architetture di questo tipo e dall’altro rimanendo distinti e discreti rispetto all’impianto preesistente.

Il sistema di gestione della luce

Le varie aree del museo sono gestite da un unico sistema centralizzato che fa capo a un DIGIDIM ROUTER 910 di Helvar che attraverso i bus DALI agisce sugli apparecchi illuminanti. In tale modo è stato possibile non solo regolare con precisione, per ciascun apparecchio, l’intensità luminosa più adeguata in funzione dell’oggetto da illuminare, ma anche creare, memorizzare e richiamare attraverso una pulsantiera diversi scenari luminosi per le diverse situazioni di fruizione degli spazi: maggiore o minore presenza di visitatori, il variare della luminosità dell’ambiente in funzione dell’ora del giorno o della stagione, condizioni specifiche di utilizzo per eventi particolari o per operazioni di servizio e manutenzione, e così via.

La possibilità di gestire singolarmente ogni corpo illuminante e farli dialogare insieme in funzione dei vari scenari, è il plus principale offerto dal sistema Helvar che consente il massimo della flessibilità e semplicità di utilizzo. Allo stesso tempo il sistema garantisce anche un considerevole risparmio energetico, dal momento che limita l’uso di energia ai momenti e alle quantità realmente necessari, senza compromettere in alcun modo la godibilità degli ambienti.

Inoltre attraverso la input unit 942 l’impianto di illuminazione è collegato anche a quello di sicurezza, per cui l’accensione dell’allarme del museo, attiva anche la modalità notturna di tutti i corpi illuminanti.

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