Nuova casa per SLAMP, dove la luce prende vita

8mila mq di stabilimento produttivo, 400 mq di showroom.

In occasione del compimento dei 25 anni di attività, l’8 settembre 2019 Slamp inaugura il nuovo stabilimento produttivo e hub creativo di 8.000 mq alle porte di Roma dove, storicamente, ha sempre avuto sede l’atelier manifatturiero del brand.

“La nuova sede – racconta il Fondatore e CEO di Slamp Roberto Ziliani – origina letteralmente da un sogno: creare un layout osmotico in cui tutti i reparti fossero il più integrati e trasparenti possibile. Per cui nella realizzazione, un po’ come un’opera di Escher, l’ufficio Stile e la Ricerca e Sviluppo compenetrano nel reparto produttivo, il marketing nel commerciale, il commerciale nell’amministrazione, la zona networking, cui si accede da tutti i settori, affaccia sulla zona di prototipazione e ha una doppia cucina per sfidarci ai fornelli”.

L’azienda conta oggi 30 linee di assemblaggio, 7 macchine da taglio a freddo, un portafoglio di 540 referenze, circa 20 professionisti impegnati nella Ricerca e Sviluppo e altre 60 risorse impegnate tra Business Development, Produzione e Amministrazione.

Cuore pulsante del nuovo Hub di Slamp è la Via della Luce”, un percorso sensoriale ed esperienziale tra le linee di produzione, che permette agli ospiti di scoprire come nasce una lampada, dal concept alla spedizione, atterrando poi nello showroom progettato dall’Art Director Luca Mazza, braccio destro di Ziliani dal 2005.

“Abbiamo scelto – prosegue Ziliani – di costruire ampi lucernari e vetrate per far entrare il più possibile la suggestiva luce di Roma, riservando le zone buie ai test dei prodotti. Ci siamo contornati di bambù da 15 metri per crearci la nostra isola felice, e ci abbiamo messo in mezzo un gorilla rosa. Abbiamo optato per un’architettura esterna in stile “data center” della Silicon Valley, ma l’abbiamo contaminata di opere artistiche colorate – come la scultura perimetrale di Jacopo Foggini che al tramonto sembra trasformare l’azienda in un razzo spaziale”.

Crediti fotografici: Ezio Gosti

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